lunedì 24 maggio 2010

Ritorno...

Ho già provato diverse volte a mettermi seduta a questo computer per cercare di fare il punto della situazione degli ultimi due mesi... ma, pur consapevole della bellezza delle amicizie re-incontrate e fatte nuove e degli incontri con i gruppi e le parrocchie, quel tempo italiano mi sembra già così lontano… Ed è solo una settimana che sono arrivata in Kenya. Mi accorgo però come le mie relazioni qui hanno preso una piega e uno spessore notevole, che prima della mia partenza per le vacanze non notavo. E io sono carica di energie, di idee… sempre proposte con il grande rispetto per l’altro, ma sicura (ora) di essere dentro… di essere accettata come “quasi” una di loro, con le mie competenze e difficoltà, soprattutto nella scuola. Al Memorial, da questo trimestre, sono arrivate due nuove insegnanti, finalmente donne, così che Fridah ed io non siamo più da sole… E già si sente il clima più leggero: si sa che i nostri uomini sono spinti a darsi da fare e a lavorare meglio quando c’e’ competizione femminile… e così è… E ridiamo un sacco, si sente il gruppo, la famigliarità e poi la presenza dei bambini… A tavola si fanno discorsi seri, sul ruolo delle donne, sul perché sposarsi, sul come vivere la coppia (e quasi tutti sono sfiduciati in questo, sempre buttando la responsabilità al sesso opposto!), sulla fedeltà, sul cosa centra la fede con la nostra vita, sul cosa aspettarsi dopo la vita temporale… ma anche sull’impiccio (per gli insegnanti maschi) di dover lavarsi da soli i vestiti (solo uno infatti è sposato, gli altri abitano da soli) e sul fatto che chiamare una donna per fare questo lavoro costa troppo… ecc, ecc!

Al mio ritorno qui, è stato bello per me constatare che tanti amici lo hanno visto come una prova di fedeltà a questa terra e alla sua gente… E allora si aprono, parlano, chiacchierano, mi raccontano i loro problemi (quelli che si possono raccontare!), mi aggiornano su decisioni e cambiamenti… e a volte mi fanno partecipi pure dei loro “spetteguless”, attività qui (solo qui?!?) molto in uso e a volte veramente distruttiva!!!

Se è stato bello ritornare dopo “il bagno di folla” albese… vedo però anche le spine che mi rattristano, come la partenza di Sobale e di Watu, le due ragazzine figlie dei miei vicini di casa che studiavano nella nostra scuola e che frequentavano la mia casa e la mia vita… Trasferimento in un’altra scuola, con collegio, a 4 ore da qui, nel bel mezzo del deserto, perché la mamma non ce la fa a prendersi cura di loro. A casa sono rimasti solo i due bimbi più piccoli, Flora e Umulat, che ora sono qui da me quasi perennemente, dato che a casa senza le sorelline più grandi non c’e’ più un granché da fare! E a loro si unisce anche Betty… Nel poco tempo libero, loro sono con me… Cerco sempre di non far pesare alla mamma che loro vengono volentieri da me e io sto volentieri con loro, perché d’altronde non sono figli miei. Anche se ogni giorno mi scopro che sono sempre più mamma, anche se non ho ancora portato il peso di una creatura nel mio grembo.

Mi sento a mio agio. Non ho paura di parlare con la gente, di fare, di essere, di dare, di giocarmi… Non ho niente da perdere e quindi do tutto. O almeno cerco, o mi sento spinta a farlo…

E mi danno sempre più fastidio le persone indecise, che si perdono dietro mille seghe mentali per non arrivare mai a niente. Che han paura di prendere una decisione perché poi si chiudono tante porte… e quindi possibilità. E così vivono nel niente aspettando tutto e scegliendo di non scegliere. Come se avessero un tempo infinito davanti. Come se la nostra intelligenza e i nostri bei doni fossero lì per essere messi in un cassetto e non usati. E’ più forte di me, non le sopporto quasi più, queste persone. Forse è anche per questo che mi accorgo ho lasciato perdere alcune amicizie, anche ad Alba. Perdo proprio la pazienza! E da una parte questo mi porta ad ammirare il modo di fare dei ragazzi di qui che, dopo due volte che ti vedono (beh, non tutti, eh!!!) ti chiedono di sposarli perché, dicono: “I love you, my dear!”… Affrettati sì, ma sorridenti e senza paura di investire la loro vita. Questo non vuole dire che io dico di sì. Ma mi fan sorridere e mi fa bene al cuore sentire la vita che scorre e che cercano di non lasciarsi sfuggire. Con una libertà eccezionale. E pure incoscienza.

E così andiamo avanti, con l’Africa dentro. E fuori!