sabato 5 marzo 2011

L'anno che e' venuto...

Che il tempo in questo nuovo anno scorra più veloce e in modo più uniforme mi sembra proprio una realtà… tant’è che, anche senza essermi presa una vacanza ufficiale dalla riflessione scribacchina, alla fine il blog è rimasto insabbiato (oppure congelato, a seconda dei continenti da dove lo leggete!) per qualche mesetto…
Il 2011 ha aperto il suo tempo con alcune piccole novità, che han portato sorrisi, responsabilità, preoccupazioni, solitudini nuove… Uno dei maggiori cambiamenti è che… da gennaio il nostro cortile appare vuoto: dove una volta mi arrabbiavo per le scorribande dei bambini dei vicini sopra le mie tenere pianticelle di zucchine, per il loro schiamazzare continuo, per la loro continua presenza in casa mia a colorare, disegnare, farsi raccontare, cucinare, mangiare… ecco che ora tutte queste cose sono solo bei ricordi, che il sabato pomeriggio e la domenica portano un po’ di rimpianto…
Con il nuovo anno scolastico infatti per il “capobanda” Robinson, che l’anno scorso frequentava al Memorial la seconda elementare, è stato deciso dai genitori che solo il collegio poteva temprare il suo carattere birichino e così ora studia a Nanyuki, mentre la sua mamma (che nel frattempo ha avuto un altro bimbo), il papà (autista dei nostri uffici diocesani) e i due fratellini se ne stanno buoni buoni in casa!
Tuttavia una più grande mancanza preme sul mio cuore: quella di Flora e di Umulat, che erano diventati un po’ i “miei” bimbi, per il tanto tempo che trascorrevamo insieme a casa e fuori. Il loro papà Hilary ha dato le dimissioni dall’Ufficio “Giustizia e Pace” della nostra diocesi ed ha trasferito la famiglia a North Horr, suo villaggio originario, dove già le due primogenite studiavano dallo scorso anno. Un camion ha portato via dalla loro casa, a due passi dalla mia, tutti i loro vestiti e le loro cose e Flora ora sta imparando a scrivere e a leggere in prima elementare nel bel mezzo del deserto!
Mi manca anche tanto il sorriso e la corsa traballante di Botu, la cuginetta, che a braccia aperte, dopo un primo momento di “conoscenza”, mi veniva incontro per essere presa in braccio… Averli tutti a tre in giro per casa era rumoroso, ma decisamente “pieno”!


Un’altra novità del 2011 è che è iniziato sotto le stelle di Kargi con mia mamma, che è venuta insieme ad altri giovani e meno giovani in Kenya per una decina di giorni. E’ stato molto bello vederla contenta di conoscere e incontrare tante persone che mi vogliono bene qui a Marsabit. E poi a Kargi, siamo riuscite anche ad andare nella capanna di mama Curreo, la mia “mamma africana” ed è stato veramente un incontro… di mamme! A te, mamma, grazie per aver avuto il coraggio di affrontare un viaggio così lungo e inusuale per la nostra famiglia, lasciando papà e figlio a casa da soli, per venire a vedere dove tua figlia, quella più matta, vive, lavora e cerca di servire gli altri per costruire un futuro comune e ridurre le distanze…
Un’altra nuova buona, che è arrivata carica di responsabilità e di impegno, è l’incarico di amministratrice per la scuola “Fr. John Memorial”, dove da settembre 2009, presto il mio servizio come insegnante di religione per alcune classi. La nomina non è arrivata come fulmine a ciel sereno, ma preparata da discussioni e proposte, che mi han fatto meditare e alla fine accettare. Quindi ora non solo più insegnamento, ma attenzione alle finanze, a quel che manca alla cucina della mensa, ai salari dei maestri, alle finiture della costruzione del nuovo asilo (già strapieno di bimbi!!!),
ai buoni rapporti con i genitori e con il preside, che ogni tanto si dimentica a casa un po’ di grinta e di autorità… La sfida è avvincente, anche se non rimane per me più tanto tempo libero e troppa disponibilità per viaggiare nel deserto per incontrare i giovani come ho fatto negli ultimi due anni!
Sentiti i pareri dei due vescovi, mons. Kihara di Marsabit e mons. Lanzetti di Alba, la mia idea e desiderio di rinnovare la “convenzione” per altri tre anni è diventata ormai una certezza. Ne sento il bisogno per dare una continuità a ciò che abbiamo iniziato a fare insieme nella scuola, già particolarmente provata dal cambio di quattro diverse amministrazioni nel giro di due anni (così come in parrocchia d’altronde!)… E ne sento il bisogno e desiderio anche per me, anche se questo rischia di sradicarmi dall’Italia e dagli amici italiani sempre di più e di dover riconsiderare il significato del termine “sentirsi a casa”. Rimango bianca di pelle, ma il cuore cammina e desidero, se volontà di Dio, che continui a camminare su queste strade, almeno per un altro po’. E desidero che non sia da sola a farlo, ma insieme a te, che stai imparando a conoscermi, ad amarmi e ad accogliere il mio fragile e confuso amore, con una libertà e adultità che quasi non pensavo esistessero più!
E poi tra poche settimane, un bagno italiano tra neve e freddo (a quanto pare!), ma di certo scaldato dalla presenza di amici, famiglia e incontri che daranno frutto, ancora una volta, nei cuori di ciascuno, come legame di comunione tra di noi e con Dio.