lunedì 10 ottobre 2011

W la siccita'!

Sembra incredibile da dire, sembra l’opposto contrario di ciò che ci trasmette la TV (a volte!) e i dettagliati documentari, sembra contro il buon senso, ma è la verità: evviva la siccità…
Già, perché, è vero, la gente di Marsabit e dintorni stava veramente soffrendo, qui in città per la mancanza d’acqua (non esiste ancora un acquedotto e più di 30.000 persone si riforniscono per i loro fabbisogno quotidiano da tre pozzi e da mille autobotti, commercianti di acqua) e nei villaggi del Chalbi per la mancanza di pascoli per gli animali, e quindi la mancanza di latte… e quindi fame!

Quando sono stata a Maikona per una settimana ad agosto, il panorama che ci si apriva davanti non era incoraggiante. Quasi ogni giorno arrivava al dispensario un bambino denutrito, che veniva inserito nel programma apposito di controllo e aiuto nell’alimentazione con sacchettini ipercalorici di burro d’arachidi e vitamine. Alla fine di agosto erano 27 i bimbi inseriti in questo programma (ma i casi più severi venivano riferiti all’ospedale di Marsabit, perché ormai incapaci di nutrirsi, di deglutire il latte o di prendere ogni altra cosa per bocca!), più 3 adulti. Ogni due settimane poi 30 pazienti HIV positivi e circa 400 mamme, chi incinta, chi con bambini appena nati, chi anziana e senza altro sostentamento, vengono a ritirare 4 kg di porridge e un litro di olio. Oltre a un po’ di mais e fagioli che il Governo passava, questo era tutto. Già, perché la loro prima fonte di sostentamento, il latte e la carne di animale, non era più reperibile, vista la moria generalizzata di capre e mucche per mancanza di pascoli. Grazie al Centro Missionario di Alba, abbiamo deciso di comprare 20 sacchi di latte in polvere da distribuire ai fruitori dei diversi programmi del dispensario, per dare loro la possibilita' di una dieta un po' piu' equilibrata e "normale" secondo la loro cultura.
Tuttavia, se guardiamo il Marsabit in questi giorni, questa siccità sembra capitata proprio a fagiolo… nel senso che la TV del Kenya ne ha fatto un caso nazionale, ha bombardato i “veri” kenyani a contribuire con lo slogan “Kenyans for Kenya!”. Da quel momento, oltre alla valanga di soldi raccolti nel paese, tante ONG si sono svegliate e i paesi “ricchi” hanno incominciato a pompare risorse nel nord del Kenya… Nel centro di Marsabit ogni giorno non possono mancare tir carichi di cibo di diverse provenienze: Caritas norvegese, Caritas Maltese, Caritas Svizzera, SOS, Croce Rossa, ONU e tante altre Organizzazioni non governative locali e nazionali. Migliaia sacchi di farina per uji (porridge, pappa d’avena), mais, fagioli, riso… distribuiti a tutti, proprio a tutti, alle famiglie, alle chiese, ai dispensari, alle scuole pubbliche (che ora danno da mangiare agli alunni anche sabato e domenica!). E poi altri progetti, tipo quella della “carta viveri”: dai 20 ai 70 euro in viveri da ritirare in uno dei negozi del villaggio. La gente riceve acqua gratis ora: ci sono punti di distribuzione da autobotti e cisterne in diverse parte della città. Tutti questi aiuti, iniziati a settembre, andranno avanti per sei mesi. Passando a North Horr alcune settimane fa, mi sono accorta che le capanne, ogni capanna, è piena di cibo (a sacchi) e i negozi di generi alimentari non lavorano più. Sono rimasta colpita da un fatto che Padre Hubert, il parroco, mi ha raccontato. Il preside di una delle scuole elementari del villaggio chiese al padre se potesse aiutarlo a pagare il cuoco perché non aveva soldi disponibili e quelli del governo per i salari non erano ancora arrivati. In cambio il maestro gli avrebbe dato alcuni sacchi di cibo. P. Hubert rifiutò, chiedendo perché piuttosto non potesse pagare il cuoco con questo cibo. Il preside scosse la testa e rispose che il lavoratore li aveva rifiutati, dicendo che il cibo ormai era troppo, la sua casa era piena, non poteva neppure venderlo perché tutti ne avevano in abbondanza e quindi non sapeva che farsene.
Questo e altri fatti mi lasciano perplessa… e alimentano la rabbia per l’ingiustizia che i miei occhi vedono e che a volte è veramente palese: il commercio e la mafia che c’è dietro questa distribuzione di viveri è enorme e sta arricchendo commercianti, organizzazioni e alcune famiglie… Questa situazione inoltre spinge tutti all’indolenza e alla pigrizia, scoraggiando ogni iniziativa personale e demolendo l’autostima, perché trasforma tutti in “ricevitori”, in “richiedenti”, poverini perché senza nulla da dare…
Tante volte rileggendo alcuni passaggi dell’Esodo, mi convinco come la storia di liberazione di Israele dalla schiavitù egizia da parte di Mosè, guidato da Dio, sia un po’ la storia di ogni popolo, e anche di questo di Marsabit. Un popolo quasi inerme, come quello di Israele, che, una volta giunto alla liberta, nel deserto si rivolta contro il suo leader e gli sbatte in faccia ciò che tutti pensavano: era meglio morire in Egitto con la pancia piena che starsene qui nel deserto liberi ma senza nessuna sicurezza (Esodo, cap. 16). E allora penso: “Perché provare a sfruttare le risorse di questo territorio – per esempio le pietre, la sabbia, le pelli di animali – se qualcuno mi dà comunque da mangiare gratis? E perché cercare soluzioni a lungo termine – per esempio costruire un acquedotto, a 30 km da Marsabit ci sono falde colme di acqua o implementare e facilitare il commercio e l’allevamento redditizio di animali – se intanto questo “mettere delle toppe” dà da mangiare a così tanta gente? E perché dire no alla corruzione per essere liberi, se tanto poi quello che mi interessa è avere la pancia piena e basta”. Ogni tanto mi viene da pensare che questa gente è schiava e non lo sa. E noi siamo complici del… Faraone. Come fare per nascere in alcuni la domanda di libertà e di bene comune? E – in chi questa domanda ce l’ha già nel cuore – (e ce ne sono!), come fare a farne un movimento comune, unitario? Forse Marsabit sta ancora aspettando il suo Mosè. O il tempo giusto per agire e camminare finalmente verso la Terra Promessa. E se questo tempo di sofferenza e di ingiustizia servisse davvero a toccare il fondo e a dare la spinta per alzarsi in piedi, allora W la siccità!