Sembra che questo
mese di marzo stia portando tante novità… e non è male che io abbia aspettato
tanto a scrivere. Il mettere per esteso quello che vivo tutti i giorni sta
diventando sempre più difficile, perché a volte è così incorporato nella vita
quotidiana e quindi “normale” che mi sembra sia appunto … non straordinario. Mi
accorgo sempre più di come distano i miei vissuti e le mie emozioni, dopo 4
anni e più spesi qui, da quelle di un visitatore o giovane in esperienza
missionaria… ed è giusto che sia così: quotidiano. Perché è nella quotidianità
che costruiamo le relazioni più vere, che mettiamo le radici e cominciamo a
trasformarci e a lasciarci cambiare, che prendiamo decisioni che ci stravolgono
la vita o semplicemente la perfezionano sempre più, perché diventi finalmente
Vita.
Parecchi amici mi
chiedono come dev’essere diverso o strano vivere la gravidanza qui, in questo
contesto… A volte mi ritrovo nei racconti di mia madre o di mia nonna sulle
loro gravidanze. Quello che mi sento di dire è che amo questa gravidanza “non
medicalizzata”. Forse alcuni ci possono anche chiamare incoscienti dal punto di
vista della nostra cultura italiana, con esami prestabiliti a scadenza molto
breve (soprattutto se si è seguiti da ginecologi privati), ma amo la libertà di
affidarmi tanto e sempre di più a Colui che è il donatore del dono. Per Michael
è una cosa normale, per me all’inizio è stato ovviamente un po’ più difficile:
andare a fare l’ecografia all’ospedale governativo di Marsabit ed accorgersi
che quello che ci veniva detto non erano che le informazioni basi e niente di
più… mi ha deluso un po’. Quando abbiamo osato chiedere se si poteva sapere il
sesso del bimbo alla ventesima settimana, l’omino ci ha risposto che forse
all’ottavo mese era possibile!!! Ma a questo
punto perché non aspettare la nascita, mese più mese meno! Quindi ci siamo
detti che era meglio non farne più di ecografie qui a Marsabit, risparmiamo
delusioni e mezze notizie che non servono a niente se non a metterci in
agitazione. Per quanto riguarda i controlli, il sistema sanitario kenyota ne
offre quattro, utili, con esami di base e infermiera specializzata che osculta
il cuore del pupetto e dà spiegazioni, consigli sull’alimentazione e sullo
sviluppo.
Fatto sta che qui
la gravidanza è vissuta in modo completamente diverso per la società, almeno
per quanto riguarda i primi mesi. Nessun annuncio ufficiale anzi quasi un
nascondimento (della moglie di un nostro vicino di casa siamo venuti a sapere
che era incinta quando… è nato il bambino! Con le nostre maestre, l’annuncio è
arrivato direttamente… dal pancione, non più nascondibile sotto i vestiti pur
abbondanti!), il marito per niente coinvolto (nessuno chiede a lui come sta la
moglie o quando nascerà loro figlio!), gli altri figli che non osano neppure
chiedere cosa sta succedendo alla mamma e alla sua pancia… (come non lo
chiedono a me i miei alunni, nemmeno delle prime classi elementari!)… e così
via. Se questa “secchezza” all’inizio questo mi ha dato fastidio, devo dire che
ci ha anche permesso di assaporare, senza stress, questo dono come prezioso e
“nostro”. Ovviamente, noi l’annuncio lo abbiamo dato alla famiglia e agli amici
vicini e lontani, agli altri missionari, ecc… perché ci piaceva, in semplicità,
renderli partecipi di una grande gioia. Ora che il pancione annuncia da sé
l’arrivo di un altro membro della famiglia, le cose sono cambiate e sempre più
sguardi sorridenti si posano su di esso, con qualche parola semplice o atto di
attenzione per la mamma. Mentre le donne mi si fanno più amiche e le sento
vicine senza barriere particolari, per gli altri uomini resta un tabù, a meno
che non sia Michael ad aprire il discorso e a dire qualche parola sul fatto.
Consapevoli che
la nostra vita cambierà e di tanto, sento il peso di non avere la famiglia mia
e di Mike vicina per un appoggio concreto o spirituale. Ma dato che il Signore
non ci ha mai fatto mancare il Suo sostegno, penso che troveremo soluzioni,
magari inaspettate, anche questa volta.
Intanto il nostro
pargolo non ci dà ancora occasioni di preoccupazioni: provetto calciatore
com’è, e amante delle 4 stagioni di Vivaldi, nonché di cioccolato e delle
carezze del papà, non manca di farsi sentire e questo ci dà un senso di
sicurezza che va oltre il migliore esame specialistico!
A volte ci troviamo
a fantasticare sulla sua vita futura: i primi giorni di vita, già alle prese
con inevitabili viaggi su strade… caratteristiche; i primi anni, con così tante
lingue da imparare (l’italiano con mamma, l’inglese con papà, il kiswahili per
la quotidianità e il borana con gli amichetti!)… e poi la scuola, così
competitiva, mnemonica, punitiva e poco a misura di bambino, e poi chissà…
lui/lei che è e sarà l’unione di due mondi, che è e sarà un nuovo inizio, una
nuova cultura, un nuovo modo di vedere
la vita, non nera ma neppure… bianca!
In realta', a livello nazionale, la notizia piu' grande e' stata l'elezione del presidente del Kenya con tutto il suo entourage... Le parole si sono sprecate, la calma e' stata piu' o meno mantenuta, ora il caso e' in tribunale per brogli elettorali alle urne e quindi non si sa quando e come finira'. Per ora sappiamo solo che non c'e' tensione e la gente non vuole piu' parlarne... Ora la decisione spetta ai giudici.
Ho trovato molto completo l'articolo di padre Kizito che legge la realta' in un modo molto imparziale e legato alla storia del Kenya: