

Mi accorgo anche di come la mia fede sia diventata molto più essenziale, priva di parole poetiche che portano lontano da ciò che conta, ma indirizzata al fine…, saldamente legata alla Parola e all’accoglienza dello Spirito Santo. E mi rendo conto anche di quanto ho ricevuto, in termini di fiducia, di esempio di fede e di affidamento alla Provvidenza dalle persone che mi vivono accanto. Ma anche vedo bene quanto c’è ancora da fare, da testimoniare, da esserci e da esserci in un certo modo. A volte duro, secco, dritto, altre volte delicato, senza ferire, in punta di piedi, come vento leggero che ristora dal caldo sole…
Tuttavia non nego che alcune volte mi sorprendo ancora (ed è giusto così, perché mica so tutto o accetto tutto di questa cultura!) per il modo di vedere le cose, la vita, l’amore, il dopo, il futuro… dei fratelli kenyoti. E riflettevo in questi giorni, grazie a un fatto successomi, a come a volte qui le cose sono semplici. Lasciate che vi racconti come tante volte vengono a costituirsi le coppie, che dopo poco tempo scelgono di condividere il resto della loro vita insieme. E mi sembra di vedere nella concretezza il succo di quel detto africano che recita: “Voi europei sposate le donne che amate, noi africani amiamo le donne che sposiamo”! O come mi diceva pochi giorni fa un ragazzo: “Ci amiamo quando ci accettiamo a vicenda”. E’ abbastanza normale per un ragazzo originario di questa parte di Kenya avere in mente la propria “principessa”, le qualità che deve avere per essere una buona moglie e una buona madre (le due cose qui non sono scindibili: deve sapere tenere la casa, cucinare, lavare, allevare i bambini, essere ubbidiente, servizievole e non porti disonore al marito!), i valori che sostengono la sua vita, il suo stile di essere e di presentarsi (timida, preziosa, di poche parole, sorridente…). Le amicizie femminili che vengono coltivate fin dall’adolescenza non hanno altro scopo se non quello di avere un mazzo abbastanza grande di ragazze tra cui scegliere. E tutto questo viene fatto quando il ragazzo, spinto tante volte dalla pressione sociale e dalla sua famiglia (quando non è la stessa a suggerire per lui esempi di ragazze a modo, degne del matrimonio!), decide che è arrivato il momento di sposarsi e di formare una famiglia e di dare contributo alla specie umana (fortissimo qui questo senso!). E così quella che era solo un’amicizia di poche parole e di sguardi diventa nel giro di un paio di mesi un impegno per la vita, candido e puro (nel senso che non sono ammesse “troppe” effusioni, quasi non si sfiorano!), se la ragazza non è già stata “prenotata” (lett. “booked”!) da un altro pretendente. E’ difficile che una ragazza rifiuti. Anche lei nel suo cuore coltiva alcune amicizie maschili con la speranza che un giorno uno di questi ragazzi arrivi a casa sua per parlare con suo padre.

Ecco… poi tante volte succedono cose per me non logicamente spiegabili. A dispetto di tutto questo rispetto e candore per la propria futura moglie, al ragazzo (fin dall’adolescenza, o almeno dai 18-20 anni) è permesso cercarsi amanti con cui avere relazioni sessuali, che devono rimanere segrete. E le cerca tra le donne sposate (perché le ragazze non ancora sposate dovrebbero arrivare vergini al matrimonio ed e’ una vergogna, un taboo sociale essere sorpresi con una ragazza nubile, tanto più se poi lei rimane incinta). Tutto ciò in segreto, cercando di non essere sorpreso dal marito (che comunque è il primo che va con altre donne e quindi sa, ma chiude un occhio o tutti e due!). E anche qui, sono poche le donne forti che dicono di no e alcune volte succede che concepiscono bambini non dal proprio marito, ma senza che il “matrimonio” ne risenta. Il divorzio non è veramente in questa mentalità, almeno non per l’infedeltà. A volte penso alle nostre coppie cristiane, a come devono veramente lottare contro questa mentalità per mantenere il loro amore fedele e sicuro.
Nei corsi di educazione che portiamo avanti nelle scuole cerchiamo sempre di minare questo modo di pensare, presentando la mutua appartenenza e il particolare amore tra moglie e marito come cosa buona, profumata, di cui innamorarsi. A meno che non ci si innamori del Bene, non avremo le forze e l’autocontrollo per dire di no alle cose che dispiacciono il Bene e la Bellezza. Penso sia un cammino personale e comunitario lungo e complesso, che forse anche nel nostro cattolicissimo Piemonte e’ stato mascherato per tanto tempo dietro a taboo, paure e dogmi. Ora cadendo quelli, l’immoralità è dietro la porta. E dico immoralità per intendere la “bruttezza”, quello che non è origine di pace e serenità, di Bellezza interiore ed esteriore.
Sentiamoci uniti in questa battaglia per… ri-innamorarci della Bellezza, che e’ una battaglia comune a tutto il mondo.