Sono appena
arrivata da una passeggiata. E’ strano per noi che camminiamo quotidianamente a
piedi per… spostarci e non per piacere, ma oggi, per una volta, è stato diverso.
La scusa era andare a comprare un po’ di “sukuma wiki”, che Mike sta sognando
di mangiare con l’ugali da dieci giorni a questa parte, da quando io mi sono
decisa di dedicarmi alla cucina… alternativa (per quanto può essere alternativa
una cucina qui, senza insaccati, ne’ formaggi, ne’ pesce, ne’ tante buone
verdure e soprattutto insalata verde!). Scelgo la strada del villaggio, quella
che passa vicino alle case, lasciando per un giorno la grande strada (si
chiamerebbe “autostrada” sulla cartina!) che va in città.
Nel verde di erba ed
alberi rifioriti, incontro un comizio di miei vicini di casa: la gente è
parecchia, donne a sinistra, uomini a destra, si parla kiborana e, tra un
applauso e un “vigelegele” delle donne, non riesco a capire il perché dell’adunanza.
La strada è pacifica, serena, così diversa dagli altri giorni, quando i ragazzi
verdi e rossi verso quest’ora sciamano a casa da scuola… Una bimbetta di due
anni sbuca da uno dei cancelli, quando io passo. Mi guarda con occhi sgranati che si metteranno
a piangere se faccio un passo falso. La saluto in borana, ma i suoi occhi
spaventati non mi mollano. Proseguo. Sono voci di donne che mi raggiungono ora,
mamme che, sotto la tettoia del cortile, si preparano a fare il bagno ai loro
bimbi, non tutti eccitati dall’idea. Ma l’acqua è arrivata stanotte, da un’altra
abbondante pioggia: meglio approfittarne!
Quando mi inoltro nel vicolo più
stretto, il passaggio per noi pedoni è mangiato dal fango, che l’acqua
stagnante della strada e le macchine che sono passate non lasciano asciugare. Non
ci sono fossi per l’acqua, qui, da nessuna parte. Mi arrampico su alcuni sacchi
che i padroni di casa hanno messo fuori dal loro cancello per passare ed evito
il peggio! Osservo le piantine di fagioli che sono già grandine, una gallina
che insegna ai suoi pulcini a cercare il cibo nel campo arato, un buon profumo
di cena che arriva da una delle abitazioni. Incontro Atho, alunna di quinta,
che mi saluta fiera con un bel “Mwalimu, habari yako?”, anticipandomi. E’
strano vederla senza uniforme della scuola, così elegante nella sua gonna lunga
e camicetta, ma il viso è sempre il suo!
Arrivo al negozietto e compro l’agognata
verdura, di cui però io continuerò l’astinenza per almeno alcuni giorni. La padrona
dice alla sua bimba di salutarmi con “how are you?”, ma l’anticipo io questa
volta, le porgo la mano e la chiamo “intal”, sorellina. Lei si avvicina con un
po’ di timore, mi stringe la mano, dicendomi “yoya”.
E’ ora di tornare a casa
adesso. Rilasso ancora gli occhi sulle pendici verdi delle colline, decorate da
casette decenti e colorate e penso al nostro cuoco, Mr. Halkano, che l’altro
giorno mi ha chiesto un anticipo di 30 euro sul suo stipendio (cioè la metà
della sua paga mensile) per costruire la latrina per la propria famiglia, nel
loro cortile dietro casa. E mi viene da sorridere quando penso che io ho pagato
altrettanto un falegname per due ore di motosega, per tagliare in ceppi la
grande legna che ci serve per cucinare ogni giorno per 370 alunni.
La scia
profumata di una signora mi riporta sulla mia strada.
Penso che tra non più di
due ore Mike dovrebbe arrivare a casa, dopo un’intera giornata di “mobile
clinique”, la farmacia mobile che fanno ogni mese in alcuni villaggi distanti
dal centro. Stasera parleremo un po’ dei problemi che ha incontrato per strada,
di ciò che ha visto, della gente con cui ha parlato, dei bimbi che ha vaccinato…
E poi magari parleremo di politica, di come due politici, Ruto e Kenyatta, che
saranno giudicati a marzo dalla Corte Internazionale per delitti contro l’umanità
(vedi omicidio, stupro, persecuzione e altri atti inumani durante la violenza
post-elettorale di quattro anni fa), vogliano correre per l’elezione a
presidente del Kenya in febbraio. Il segretario di stato americano, Hillary
Clinton, e l’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, rivolti alla
popolazione kenyota, hanno avvisato che potrebbe essere una cattiva idea per il
Kenya eleggere persone che dovranno rispondere di queste gravi accuse contro il
popolo che vogliono governare. Anche all’Alta Corte del Kenya è stato chiesto
di intervenire, per fermare la loro propaganda elettorale, dato che la loro
candidatura sarebbe contro la nuova Costituzione. Ma per ora vanno avanti,
hanno soldi e contano di arraffare ancora più potere (e chissà di conquistarsi
l’immunità una volta eletti!) e chissà che non arrivino anche quassù a comprare
voti…
Scaccio questi
pensieri che mi mettono addosso un senso di ingiustizia e di oppressione che fanno
sentire impotente. Riporto gli occhi sul paesaggio che mi circonda, e penso che
in fondo anche quest’erba nuova, fresca, rinata è sbocciata mettendo radici
nella polvere, nell’immondizia… in quel terreno coperto di sangue, che ancora
una volta ha dato vita a qualcosa di bello.
Chissà che per una volta non
succeda anche così, nelle alte sfere…
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