mercoledì 15 luglio 2009

Camminando per strada


A volte mi chiedo che cosa sta cambiando in me, che cosa questa vita africana sta facendo succedere in me, nel mio carattere, nel mio modo di vedere la vita... Ma molto più sovente mi chiedo se mai sarò capace di ritornare "a casa" e sentirmi "piena"... Non utile, non amata, non felice... ma "piena" e libera.

Ci sono due momenti particolari di queste giornate a Marsabit che amo davvero. Uno è la mattina, quando verso le 7-7.30 raggiungo a piedi la Memorial father Asteggiano Primary School... e per fare questo devo attraversare un'intera manyatta, che è quella dove vivo: manyatta Ginda. Con le scarpe già sporche di polvere rossa dopo due metri (o è la polvere di ieri?!?), infagottata nel mio foulard come una donna Borana... mi avvio per la stradina che conduce vicino alla strada grande. Già di mattina presto, la strada, ancora solitaria e quieta, si riempie di profumi: il fumo che arriva dalle cucine delle case, le essenze arabe che impregnano i colorati abiti delle donne che già sono al lavoro, l'odore degli animali, capre, asini e in questi giorni anche cammelli in cerca di qualche pascolo... I bimbi più piccoli, nelle loro belle uniformi, si recano all'asilo, mentre quelli più grandicelli sono già a scuola per l'ora di studio personale e di compiti. Incontro poche persone nel mio cammino. E ogni tanto dico: per fortuna! A quest'ora essuno mi guarda come si guarda un'estranea, una bianca, una diversa, una al centro dell'attenzione... perchè impegnati nei pensieri che accompagnano l'inizio della giornata. E io mi godo in santa pace la bellezza di questa terra e di questa gente...

E poi l'altro momento della giornata che amo è la sera, o meglio il tardo pomeriggio, proprio pochi minuti prima che il sole tramonti... Tutti i bimbi e i ragazzi sono a casa da scuola e non perdono occasione di organizzare partite a calcio nel bel mezzo del cortile o della strada. I figli più piccoli, per mano alle loro mamme, vanno a casa, ritornando dal mercato. Le donne si affrettano ad accendere il fuoco per mettere su la cena. La strada è un brulicare di gente e anche di moto e biciclette, che riportano i proprietari alle loro case ma tante volte a qualche bar per... spendere i soldi guadagnati nella giornata di lavoro. Anche i maestri rientrano a casa. E' bello fermarsi a parlare con loro e sentire di che cosa sono fieri, in che cosa incoraggiano i loro studenti o per che cosa si sono arrabbiati oggi...

E quando il sole che si nasconde nel deserto del Chalbi, laggiù in fondo, è capace di strisciare il cielo di rosso, mi siedo sullo scalino davanti alla porta di casa e penso. E guardo Flora e Maria giocare con la loro bambola. E ricordo il sole che colorava il Monviso, nei tramonti dal terrazzo di casa mia. E penso ai bambini e ai giovani incontrati nella giornata, alle parole scambiate, al lavoro e alle fatiche condivise con i padri e le suore, alle cose amare che ogni giorno, anche non volente, tocco con mano e che mi toccano. E penso al futuro. A cosa sarà Marsabit tra 10 anni, quando magari la strada asfaltata arriverà fin quassù. Chissà se davvero questo nostro lavoro sarà servito a qualcosa. Chissà se Cristo continuerà a interpellare e a chiamare e a chiedere ai suoi figli di schierarsi. Chissà se Antonella, dove la sua laurea in Scienze ambientali troverà lavoro e chissà se sarà capace e forte di dire no alla circoncisione...

E sorrido. Sento già il profumo della minestra di verdura che ho lasciato a cuocere sul fuoco. E' ora di rientrare e di mettersi una maglia. E di prepararsi per un'altra giornata. Ad occhi aperti.

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